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L'intervista

C’è l’Intergruppo vino a Bruxelles, l’onorevole Giuffrida: ecco cosa faremo

03 Giugno 2014
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Da sinistra Lucio Monte, direttore Irvos, Pippo Currenti, deputato regionale,
Michela Giuffrida eurodeputato e Nino Di Giacomo, commissario straordinario Irvos

“Smentiamo i pregiudizi sul nostro territorio, ma allo stesso tempo evitiamo di sentirci protagonisti e uniamo le forze per fare squadra”.

È in sintesi il pensiero di Michela Giuffrida, giornalista siciliana, che a maggio è stata eletta al Parlamento europeo nella lista del pd. È membro della commissione Sviluppo regionale al Parlamento europeo e della commissione Agricoltura ma adesso fa parte anche dell’intergruppo Vino a Bruxelles.

Onorevole, ci spieghi cos’è l’intergruppo Vino
“Un organismo extraparlamentare trasversale che riunisce i parlamentari attorno a un denominatore comune, in questo caso il vino e i distillati”.

Qual è il ruolo dell’intergruppo?
“Occuparsi di studi di settore, sensibilizzare enti e organismi, provare a fare un cartello buono.  Insomma, mettere assieme parlamentari anche su posizioni diverse in nome di una buona causa, in questo caso il mondo vitivinicolo”.

Il vino, visto questo intergruppo, viene dunque considerato un prodotto di alto rilievo a Bruxelles?
“Non solo gode di grande considerazione e attenzione, ma il vino rappresenta, in automatico territori. È  dunque strettamente legato ai trend e alle dinamiche economiche”.

Perché ha deciso di fare parte di questo intergruppo?
“Perché il vino è una delle mie passioni personali, è un settore che ho sempre coltivato sul fronte giornalistico ed è anche perché sono convinta che può costituire per noi siciliani una grande opportunità da sfruttare”.

Prima cosa che proporrà all’intergruppo?
“Vorrei portare avanti le buone pratiche siciliane, la nostra peculiarità. In collaborazione con l’Irvos, per esempio, vorrei far conoscere il nostro territorio e invertire un trend di conoscenza che parte da pregiudizi che dobbiamo combattere e smentire con i fatti. Proporre delle esperienze e delle visite in alcuni territori, il nostro è meno conosciuto rispetto ad altri territori italiani più blasonati. Abbiamo 5 anni di lavoro, c’è tanto da fare”.

E a un produttore di vino italiano che messaggio possiamo dare da un parlamentare di Bruxelles?
“Smettiamo di considerarci l’ombelico del mondo, cerchiamo di fare squadra e sposiamo le migliori pratiche, portiamo avanti le buone motivazioni del nostro territorio. La migliore strada è quella delle macroregioni. Se crediamo che devono sempre essere gli altri ad adattarsi al nostro modo di procedere, perderemo la partita. Noi siamo un puntino nel mappamondo, smettiamo di sentirci protagonisti”.

C. d. G.