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L'intervista

Marino Breganze (Banca Nuova): al vino serve più marketing

20 Giugno 2013
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Marino Breganze

Da buon veneto ama il vino di qualità.

Ma da bancario mantiene sempre il senso della misura. In una chiacchierata con Cronache di Gusto, Marino Breganze, presidente di Banca Nuova, istituto che ha sede a Palermo con sedi in diverse regioni (parte del gruppo Banca popolare di Vicenza) svela il suo rapporto col mondo di Bacco. Ed elogia i vini italiani, in un confronto con quelli francesi. Anche se bacchetta i produttori del Belpaese per ciò che riguarda il marketing. “La Francia ha grandi vini, ma ha grandi vini anche l’Italia. La Francia – aggiunge Breganze – è sempre riuscita a vendere come vini d’oro bianchi e rossi che magari erano d’argento. L’Italia non è mai riuscita a vendere vini d’oro per quello che valgono. Anche se oggi riusciamo a propagandare meglio i nostri prodotti. Bisogna osare un po' di più ed essere più consapevoli delle nostre potenzialità magari ricorrendo in modo più significativo al marketing”.
 
E il suo rapporto col vino?
“Mi piace bere, ma mai troppo e mai a pranzo se c’è il lavoro di mezzo. L’ideale per me è bere a cena con gli amici. Un buon bicchiere consolida le amicizie e permette di essere più spontanei”.

Il vino del cuore?
“È difficile fare una classifica. Quando sono in Veneto bevo soprattutto vini del territorio, così come in qualsiasi altro posto del mondo in cui io mi trovi. Dalle mie parti, per esempio, si trovano dei Cabernet Savignon strepitosi. In Sicilia, prediligo i bianchi”.

Il ricordo di gioventù legato al vino?
“Quando ero molto piccolo, mio padre centellinava un bicchiere di vino bianco a cena, non c’è mai stato a casa mia il culto dell’abuso. Il mio rapporto col vino è iniziato tardi, all’epoca dell’università, a Padova. Dopo le lezioni tostissime di diritto civile del professor Trabucchi, andavamo a farci un’ombra (bicchiere di vino,in Veneto, ndr) in un’osteria. Era un vinaccio immondo, fortissimo, ma il bello era stare insieme con gli amici. Era invece buonissimo un Bianchello del Metauro che bevevo nel periodo del servizio militare a Fano. Ma non so se la bontà fosse dovuta alla gioia della libertà dopo una giornata in caserma”.

Da adulto invece…
“La passione vera inizia dopo, quando già laureato con un gruppo di amici avvocati, abbiamo frequentato un corso per sommelier. Poi con l’Accademia della Cucina, di cui sono membro, ho anche imparato le tecniche per fare i giusti abbinamenti”.

Se dovesse dare un consiglio a chi si occupa di agricoltura in Italia a livello istituzionale che cosa direbbe?
“Direi che bisogna far crescere l’immagine dei prodotti italiani all’estero e mettere le nostre imprese in condizioni di esportare di più. Ci sono potenzialità enormi. E le imprese devono credere di più in quello che fanno”.

Una banca può fare molto su questo versante…
“Certo, ed infatti il nostro prodotto bancario che va per la maggiore per adesso è proprio dedicato al miglioramento dell’export delle aziende. I nostri non sono mai meri finanziamenti, devono essere legati a progetti ben precisi”.

C.d.G.