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L'intervista

“In Polonia la sete di vino è destinata a crescere”

25 Gennaio 2013
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Kamil Wojtasiak, sommelier e giovane giornalista: grande interesse per l'Italia ma qui l'aperitivo è con la vodka


Kamil Wojtasiak e la giornalista svedese Asa Johansson che ha fatto da interprete

Ama il vino e tutte le sue sfumature. E’ il suo mestiere.

Kamil Wojtasiak, ventisette anni, ha frequentato i corsi internazionali del WSET per poi entrare a pieno titolo nella associazione dei sommelier polacchi. Una scelta che può sembrare strana e impopolare, se consideriamo che fino a poco tempo fa il vino in Polonia era poco diffuso e prodotto solo per un consumo privato. Oggi, invece, l’Europa dell’est rappresenta uno dei mercati più interessanti per l’export. “Quello polacco” spiega Kamil Wojtasiak incontrato durante il Best in Sicily “è un mercato dominato dalle vendite al dettaglio principalmente nella GDO (super ed ipermercati) che veicola circa il 50% del venduto”.
       

Qual è il rapporto del popolo polacco con il vino italiano?
“E’ un consumatore di vino poco esperto e ha poche conoscenze al riguardo. E’ comunque molto interessato al vino italiano. In generale predilige quello rosso, prendendo in considerazione in ugual misura sia la qualità che il rapporto con il prezzo. Chi beve vini di qualità è anche interessato a conoscere il territorio di produzione. I nomi più conosciuti sono quelli del Barolo, del Brunello e del Chianti per i quali c’è un grande mercato. Molto apprezzato è anche il Prosecco Valdobbiadene DOCG Malibràn mentre tra i vini siciliani, il Nero d’Avola soprattutto nella versione fruttata ha un posto particolare nel cuore dei consumatori polacchi. L’anno scorso a Varsavia c’è stato un work shop sui vini siciliani ed è stato molto frequentato. Purtroppo nella piccole città di provincia le degustazioni non sono tantissime e avvengono spesso nelle enoteche. Crescono lentamente anche le vendite tramite Internet”.

Come è cambiato negli ultimi dieci anni il panorama del vino in Polonia?
“E’ un mercato che si sta evolvendo. Per un polacco bere un aperitivo vuol dire, prima di tutto, bere un bicchiere di vodka. La birra poi è amatissima insieme al wisky. C’è spazio, però, per i grandi vini anche perché ultimamente la GDO sta favorendo i vini di fascia alta e di qualità. In questo settore l’Italia occupa il primo posto. Gli importatori polacchi,infatti, importano una quantità considerevole di vino italiano”.

Un recente report sul rapporto dell’Europa dell’est nei confronti di Bacco ha evidenziato un rinnovato interesse da parte dei wine lover polacchi. Cosa offre oggi l’editoria sull’argomento vino?
“Ci sono ancora poche riviste che si occupano di far diffondere la cultura del vino in Polonia. La guida più conosciuta è quella del Gambero Rosso e quelle con cui collaboro Magazyn Wino e Winicjatywa (www.winicjatywa.pl) ma normalmente le informazioni vengono prese esclusivamente da internet. Le riviste cartacee su questo argomento sono meno diffuse. Anche i programmi di cucina non sono così seguiti come accade in Italia. Spesso i nostri chef migliori non vogliono partecipare a questi format. Amano cucinare senza apparire”.

Il tuo vino italiano preferito?
Sicuramente apprezzo molto la versione fruttata del Nero d’Avola, ma il mio cuore batte per il vino toscano e per il Barolo in particolare. Questa cosa però, visto che la Sicilia mi ha ospitato ed è una terra meravigliosa, puoi anche non scriverla!”.

Rosa Russo