Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

Etna Off/14. Cèdric Perraud: “La “C” rovesciata non ha più senso. Il consorzio dovrebbe capire dove si sta investendo”

23 Novembre 2023
Cèdric Perraud Cèdric Perraud

Cèdric Perraud con il suo progetto “Goccia” rientra nella rosa di nomi di quegli “outsider” che hanno subìto il fascino del territorio etneo. Goccia come quella piccolissima quantità di bottiglie prodotte sull’Etna, come metafora di un romantico sguardo di meraviglia nell’immenso mondo del vino, e non per ultimo come summa di minuscole esperienze a partire dalla Francia. Cédric è un agrotecnico originario della Loira, dove anche il nonno era produttore. Dopo avere studiato altro, inizia le prime esperienze nel settore agricolo grazie anche alla partecipazione come volontario al programma mondiale “wwofing” che riunisce diverse realtà rurali in tutto il mondo allo scopo di vivere e condividere momenti di attività e apprendimento.

“Ho scoperto l’Etna dal 2014. È un territorio particolare, da dove ho dovuto ricominciare a imparare quasi da capo – racconta il produttore – Qui sono state due le persone importanti per me, Giovanni Raiti dell’azienda Quantico ed Edoardo Torres. Giovanni l’ho conosciuto quando ho iniziato a lavorare, è stato colui che mi ha fatto capire e apprezzare l’Etna e anche il lato contadino del Vulcano. A Edoardo devo invece l’opportunità di fare i miei vini, abbiamo lavorato insieme”. Fuori da una grande produzione, nel 2022 sono state circa 3.500 le bottiglie prodotte, e fuori dalla denominazione, per Cédric poco importa l’appellazione se non l’importanza di indicare il vitigno: “Io faccio vini dell’Etna, poi che visto produco poche bottiglie, da due ettari di vigna con rese molto basse, da un punto di vista commerciale non mi cambia molto. Non mi sono mai posto questa domanda. Non mi interessa più di tanto. Il discorso è che ci sono tante Etna, ogni versante ha la sua”.

Il primo terreno è stato acquistato nel 2017 a Montelaguardia a seguire sono state recuperate altre vigne come quelle in contrada Taccione e Piano Dario, sempre a Nord, e di recente un’altra poco dopo Randazzo nella zona dei pozzi di Santa Caterina, lungo la strada che da Pirao porta a Nave. Il bianco, invece, è tutto proveniente da vigne in affitto nella zona di Milo. Tutte vigne vecchie e miste, come da tradizione, anche quella ad altitudine più elevata dove stanno iniziando a prendere “quota”, in quel fazzoletto che da Nord conduce verso Ovest, altre espressioni come quelle offerte dal Grenache: “Da un punto di vista quella zona è rimasta più intatta, oggi sempre più persone arrivano li e possono iniziare ad acquistare o produrre. Per questo anche il consorzio dovrebbe notare che molti stanno investendo proprio li, sia i più piccoli che i più affermati a prescindere dall’appellazione. Anche a Randazzo ci sono vigneti bellissimi che non rientrano in Doc, come a Ovest altri vitigni come la Grenache e il Grecanico. Ed è interessante perché sono stata i contadini a capire i bisogni di quella zona precisa. Questa può essere un’altra bella storia”, commenta.

Come vede l’evolversi di questa storia Cèdric Perraud nei prossimi anni? “Non saprei già in 5 anni sono cambiate tante cose. C’è una bella effervescenza, ci sono tante espressioni diverse. Poi per il mercato è da capire come andrà il rapporto qualità prezzo, un mercato che si è aperto anche sul naturale, anche se non è un aggettivo che mi piace più di tanto, se non nell’ottica del poco intervento e tanto lavoro in vigna. La Docg? Penso sia una buona cosa, anche se la C rovesciata non ha molto senso. L’Etna è l’Etna tutta per intero, perché altre zone no, tipo Adrano o Bronte? Forse ai tempi è stata una regione più politica, oggi si potrebbe ripensare questo confine”.