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L'intervista

Etna Off/13. Francesco Sanfilippo: “La denominazione va allargata a tutto il territorio etneo. E non solo per prestigio…”

02 Novembre 2023
Francesco Sanfilippo Francesco Sanfilippo

Ha fatto il suo esordio nel corso dell’ultima edizione dell’Etna Wine Forum, svoltosi a Biancavilla, Francesco Sanfilippo, trentenne “autoctono” produttore locale e team leader del dipartimento marketing di una multinazionale. “Vigne di Confine” è il nome della sua azienda ancora agli albori. Nome che accompagna l’immaginazione verso quei confini del territorio vulcanico dove nuove realtà stanno vedendo luce. Luce che è riflesso, come non di rado accade da queste parti, del lavoro di generazioni passate. Le “Vigne di Confine” di Francesco e della sua famiglia, circa due ettari di ex sciara vulcanica, si trovano nella frazione di Castelluccio Paratore a Biancavilla fra i 960 e 1.000 metri sopra il livello del mare. Altri terreni non ancora vitati sono dislocati fra Montalto e Contrada Milia. È stato il nonno, come racconta lo stesso produttore a realizzare poco meno di cento anni fa i terrazzamenti e introdurre Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto: “Mio nonno era imprenditore agricolo, faceva vino per consumo domestico. Mio padre in seguito mantenne in vita le vigne, le continuò a curare. Ho vissuto in diverse città, da Milano a Monaco ad Amsterdam e grazie a un amico che lavorava da Eataly mi sono appassionato al mondo del vino, soprattutto ai naturali. Ho seguito anche il wSet II e ho investito tanto in degustazioni da appassionato bevitore. Così con questa passione circa sei anni fa dissi a mio padre che potevamo fare qualcosa anche noi. Ci siamo dilettati fra barrique e macerazioni. Secondo me c’è tanto spazio nel mondo dei vini naturali quindi perché non provarci”?

I vini “Off” e naturali che Francesco ha presentato all’Etna Wine Forum non sono ancora in commercio, ma come già descritto in un precedente articolo hanno catturato l’attenzione per la loro espressività seppure ancora instabilmente giovani: “Saremo in commercio dalla prossima vendemmia – dice Francesco – L’evento a Biancavilla è stato per noi un test oltre che un esordio. È in produzione un bianco macerato e un rosso solo in acciaio mentre gli altri due un bianco e un rosso con dei brevi passaggi in barrique di castagno, così come faceva mio nonno. Abbiamo un nostro palmento, ma per ragioni tecniche non possiamo trasformarlo in cantina. Quest’anno abbiamo fatto conto terzi, ma speriamo di ritornare presto in casa. Il vino lo abbiamo fatto sempre noi ma per la commercializzazione ci siamo affidati all’enologo Vincenzo Naselli, docente anche all’Università di Palermo. Lui ci fornisce dei consigli non tanto sulla vinificazione ma ci suggerisce delle accortezze riguardo potature in vigna, fusti, oltre ovviamente al lavoro di analisi. In futuro vorrei mantenermi su una piccola produzione, lo faccio per passione e mi sono lasciato travolgere. Spero di attestarmi sulle 12mila bottiglie massimo”.

Ampia in questo caso è la riflessione non solo sulla questione denominazione ma anche sul concetto di naturale che sempre infiamma le discussioni fra appassionati e addetti ai lavori: “C’è inflazione nel vino naturale, non ho nulla contro i convenzionali. Riconosco che possano avere performance migliori, anche superiori. Per naturale intendo qualcosa che riguarda l’impatto ambientale, ma anche il gusto. Ho assaggiato tanto e posso dire che il vino naturale sia in positivo che in negativo ti sorprende. Può offrirti esperienze diverse, ecco. Ogni tanto è giusto lasciarsi trasportare da questa sorpresa. Non è stato facile neanche per mio padre avvicinarlo a questo mondo, ora in realtà è molto più favorevole. Sul territorio mi piace molto il lavoro di Terrafusa, Cornellisen che resta una fonte di ispirazione per tutti, Nino Calì e Mauro Cutuli. Sicuramente mi ispiro a loro ma vorrei ritagliarmi un mio ruolo”.

Un ruolo da “naturalista” al quale, come di solito si manifesta in questa realtà, poco importa seguire un disciplinare o essere riconosciuti all’interno di una denominazione. Anche se riguardo la produzione a Biancavilla la questione appare sempre più particolare. Motivo per cui Francesco Sanfilippo suggerisce di ampliare a tutto il territorio etneo la denominazione rovesciando quell’ideale “C” rovesciata: “Tendenzialmente farò dei vini che rispettano i criteri della Doc riguardo l’uva, ma non per altitudine. A Biancavilla ci sono tanti produttori fuori disciplinare che producono vini di pari qualità. Mi sento di dire che il consorzio dovrebbe esistere in modo allargato a tutta l’Etna perché comunque da prestigio al territorio. Con il trascorrere degli anni poi non solo è cambiato il clima ma anche il gusto e il mercato”.